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Newsletter giugno 2017

Gurdjieff insegnava che possiamo usare ciò che normalmente ci provoca l’addormentamento per il risveglio e il ricordo di sé, che possiamo prendere coscienza delle abitudini che ci fanno addormentare e proprio queste abitudini possono diventare una chiamata che ci aiuta a uscire dalla trance dei condizionamenti. Praticamente consiste nel “beccarci in fallo”, riconoscere un’azione che stiamo facendo, un pensiero che stiamo avendo, un’emozione che stiamo provando che è automatismo e non presenza, nel momento in cui accade. Tuttavia prima è necessario che ci rendiamo conto del nostro sonno: il principio fondamentale di tutte le tradizioni spirituali è che l’uomo è addormentato, che tende ad agire in maniera meccanica seguendo il piano di un condizionamento per nulla facile da riconoscere, e la realizzazione della vera identità è spesso chiamata risveglio.

Don Richard Riso e Russ Hudson hanno inserito questo insegnamento all’interno della Teoria dei Livelli di Sviluppo, la mappa della dimensione verticale dell’Enneagramma che mostra il sentiero di crescita di ogni Tipo e le sfide e i sostegni nel processo di sviluppo. A un certo punto nel percorso in questa mappa a nove Livelli mentre scivoliamo nella fissazione, specificatamente tra il Livello di Sviluppo 3 e il Livello 4, c’è uno shock, la cosiddetta “Chiamata al risveglio”. 

La “Chiamata al risveglio” ci invita a notare noi stessi ed è la pratica che possiamo usare per svegliarci dalla trance in cui viviamo, quella di notare la tendenza a essere fissati, non essere presenti e assumere ruoli che cerchiamo di sostenere. E’ difficile da mettere in pratica perché va contro il comportamento abituale condizionato che si sente naturale e dà la sensazione di andare contro i propri principi, ma questo è necessario per svegliarsi. Per praticare la Chiamata al Risveglio non basta solo pensarci, dobbiamo entrare nella presenza fisica, chiederci cosa sta succedendo dentro, cosa desideriamo, sentire i bisogni che abbiamo.

C’è differenza tra il beccarsi in fallo e avere delle comprensioni psicologiche: beccarci in fallo ci cambia, la comprensione psicologica no. La comprensione mentale in genere arriva dopo, quando oramai il danno è fatto e noi certamente possiamo scusarci e riparare, tuttavia è meglio se possiamo riconoscerci mentre stiamo per contrarci interiormente o reagire e scegliere di comportarci consapevolmente in modo diverso.

Sebbene tutte le Chiamate al Risveglio sono utili per tutti, ogni Tipo ha la propria perché ogni tipo ha un viaggio specifico su e giù lungo i Livelli di sviluppo e le stesse tematiche generali. Le Chiamate al risveglio degli altri otto Tipi, così come tutti tratti caratteriali, sono più facili da riconoscere di quanto lo sia quella associata al proprio tipo dominante.

Vediamo qui brevemente un accenno delle nove Chiamate al risveglio.

La Chiamata al Risveglio per il Nove è assecondare gli altri, essere accomodante, non chiedersi ciò che veramente vuole, desidera e necessita, dire si quando in realtà vuole dire no, fare una falsa connessione con l’altro, mantenere un falso senso di pace e armonia. E’ andarsene con la testa altrove, assentarsi dentro. 

La Chiamata al risveglio per l’Otto è usare troppa energia, essere troppo intenso come per esempio forzare l’aprire verso l’interno una porta che si apre verso l’esterno, oppure provocare qualcuno con cui sta parlando. E’ diventare insensibili con se stesso, forzare perché le cose vadano come vuole lui.

La Chiamata al Risveglio per l’Uno è iniziare a vedere tutti come scansafatiche, immaturi, infantili. Sentire l’obbligo personale e il dover fare tutto da solo, dover lavorare il doppio degli altri perché infine le cose funzionino. Un senso di oppressione, di essere stretto in una cintura, trattenuto, teso.

La Chiamata al Risveglio per il Tre è l’attività eccessiva e ossessiva, l’entrare in modalità performance, perdersi nel fare e non riuscire a fermarsi, eccitarsi facilmente, diventare falso, viscido, pompato, tutta apparenza. trattarsi come una macchina, trasformarsi e diventare ciò è necessario nella situazione.

La Chiamata al Risveglio per il Due è tendersi eccessivamente verso l’altro e compiacerlo, ingraziarsi l’altro facendo complimenti, elogiando, adulando, invadendo. Cercare di creare connessione facendo contatto con gli occhi o verbalmente. L’attenzione che va totalmente verso l’altro mettendo da parte se stesso.

La Chiamata al Risveglio per il Quattro è fare paragoni con gli altri, usare l’immaginazione per intensificare e prolungare le emozioni, usare la mente per mettersi in uno stato fantastico che allontana dalla relazione con ciò che sta accadendo adesso, raccontarsi una storia per darsi senso di profondità.

La Chiamata al Risveglio per il Sei è pensare troppo, cercare fuori da sé sicurezze e certezze nelle credenze, nei risparmi, nel lavoro sicuro, nelle relazioni stabili. Entrare nella polarità interiore del dubbio e nel vacillare costante, nel tira e molla con se stesso e con gli altri, nel “Si, ma, però”.

La Chiamata al Risveglio per il Cinque è il ritiro nella mente analitica, diventare una testa che parla senza reale contatto con se stesso ne con l’altro. Credere che l’unico modo per stare meglio è comprendere cosa è andato storto pensandoci. Cercare informazioni, analizzare l’esperienza della realtà invece di sperimentarla.

La Chiamata al Risveglio per il Sette è pensare che l’erba del vicino è più verde”, la sensazione di non poter stare con la situazione attuale, disperdere l’attenzione, distrarsi, voler essere altrove rispetto a dov’è. Sentirsi ansioso per la presunta mancanza di libertà, con la mente che salta a differenti possibilità e opportunità.

Le “Chiamate al Risveglio” sono quindi il segno distintivo chiave nel salire di Livello di Sviluppo. Possiamo beccarci in fallo a qualsiasi Livello di consapevolezza e ogni volta che accade consolidiamo la capacità di farlo, quindi accadrà sempre più di frequente anche ai Livelli più bassi. 

Alla luce di questo, personalmente credo che esista tanta libertà quanta ce ne dà l’essere meno o più intrappolati in questi meccanismi automatici e in modi preconcetti strutturati di vedere, sentire, percepire che l’Enneagramma così bene ci descrive. In qualsiasi momento stiamo pensando, reagendo e agendo al massimo delle possibilità che la nostra consapevolezza ci sta dando in questo momento. Siamo presenti quanto lo siamo in questo momento e da questo punto di vista non si può fare di più o diverso da ciò che si sta facendo, pensando e sentendo in questo momento. Cade il concetto di senso di colpa, cade il concetto di resistenza. Rimane viva e reale la possibilità di svegliarsi a una presenza sempre presente. Ma su questo ci tornerò.

Maura Amelia Bonanno