In un’intervista sentita con MysticMag, Maura Amelia Bonanno, esperta guida alla trasformazione, condivide il suo profondo percorso nelle pratiche olistiche e nella crescita personale.
Da un voto adolescenziale di supportare gli altri attraverso il dolore, ispirato dalle sue stesse difficoltà, all’adozione dell’Enneagramma e del Movimento Somatico come strumenti di trasformazione, la storia di Maura è una storia di resilienza e intuizione. Il suo approccio intreccia armoniosamente spiritualità e consapevolezza di sé, guidando i clienti ad affrontare schemi limitanti e a riscoprire il proprio equilibrio interiore.
Questa introduzione alla sua filosofia getta le basi per un’esplorazione più approfondita di come le pratiche consapevoli possano sbloccare una profonda crescita personale e spirituale.
Cosa ti ha ispirato a diventare un guaritore olistico e una guida trasformativa?
Un saluto ai lettori di Mystic Mag e un ringraziamento a voi per il gentile invito a questa intervista. Rispondo con piacere alle tue domande.
Inizio la mia risposta con una precisazione: la definizione di guaritrice olistica non mi corrisponde, certamente il mio approccio è olistico, ma non mi ritengo una guaritrice. Piuttosto guida di trasformazione è una definizione più adeguata al mio lavoro, e probabilmente anche a me e alla mia vita in generale. Come sicuramente sai, chi si ritrova a essere impegnato in questo ambito porta se stesso nel proprio lavoro. Ovviamente quando c’è una relazione esistono confini, è necessario che i ruoli e gli spazi siano rispettati e onorati, ma dentro di sé si è un continuum.
Mi chiedi cosa mi ha ispirata a impegnarmi come guida di trasformazione. Posso condividere tre momenti in cui coscientemente ho visto questa direzione. E non so se le chiamerei ispirazioni, forse piuttosto intuizioni e comprensioni.
La prima occasione è stata quando ero adolescente. Oggi ho quasi 57 anni, quindi un bel po’ di tempo fa. Ricordo con lucidità il momento in cui ho pensato, provato e sentito che se mai un giorno fossi riuscita a uscire dall’incubo che stavo vivendo – ed era mia ferma intenzione uscirne – avrei dedicato la mia vita a sostenere altri individui che si potevano trovare in situazioni simili, o comunque molto difficili e dolorose. Volevo un giorno essere la prova che è possibile superarle, magari anche scoprire che le esperienze orribili possono diventare doni. Nel tempo ho dimenticato questo intento. Ho continuato gli studi accademici, la danza, i viaggi e al contempo a lavorare su di me e a nutrire la conoscenza di me per me stessa. Principalmente, tra altro, pratiche di meditazione, analisi psicologica, approcci corporei. Fino a 34 anni ho svolto lavori che nulla avevano a che fare con il mondo olistico. Anzi c’è stato un momento di “buia notte dell’anima” in cui sono diventata terribilmente egoista, avevo bisogno che nessuno avesse bisogno di me. Come per molti altri processi della vita, è necessario allontanarsi da qualcosa di prezioso per poter sentire l’anelito a riavvicinarcisi.
La seconda occasione è stata quando la mia prima insegnante di Enneagramma – Maysa Branco Castelo – mi ha spinta con un certo vigore a lanciarmi nell’insegnamento e nel guidare gruppi. Avevo 36 anni e già parecchio bagaglio di esperienza con i gruppi di crescita e meditazione come partecipante, traduttrice, assistente e organizzatrice. Fino a quel momento non avevo mai avuto intenzione di essere in prima fila, amavo quei ruoli secondari, dietro le quinte. La sua spinta mi spaventava tantissimo, tuttavia ho compreso che proprio per questo era necessario che io la accettasi, che cogliessi l’occasione. A conferma solida di questa decisione c’è stata la benedizione del maestro sufi di cui nel frattempo ero diventata discepola, Maulana Sheikh Nazim al-Haqqani al-Qubrusi. Può essere interessante ricordare che quando un maestro indica una strada come buona, significa che è piena di ostacoli e buche necessari per crescere spiritualmente. Una parte di me era potentemente contraria a intraprenderla, un’altra sapeva che non avevo scelta.
La terza occasione è senza tempo. È quella che accade quando qualcuno che sto sostenendo mi ringrazia sinceramente. Ogni volta che vedo occhi tornare a brillare, che il mio essere un tramite e un veicolo permette spazi di liberazione, comprensioni profonde, amore, compassione, trasformazioni interiori che cambiano e trasformano il proprio senso di se stessi, l’approccio all’ambiente, alle relazioni, alla vita,.
Riguardo all’ispirazione mi verrebbe da utilizzare più il “da chi” che il “da cosa”. Ci sono stati individui che ho incontrato in cui ho riconosciuto dei modelli di riferimento, che avevano qualità positive che mi hanno ispirata a nutrire anche in me stessa.Per esempio una delle mie terapeute, una delle mie insegnanti, il mio maestro spirituale.
In che modo il tuo approccio combina spiritualità e crescita personale?
È una bellissima domanda, grazie di pormela. Entrambi gli strumenti principali che utilizzo – la mappa dell’Enneagramma e la pratica di ricerca del Movimento somatico – coinvolgono e abbracciano la crescita personale e la spiritualità. Non tanto come una combinazione di queste due dimensioni, bensì come sfaccettature di un’unica realtà. Si può dire lo stesso con alcuni degli altri metodi, tecniche che metto in campo, principalmente le pratiche meditative e l’Approccio Integrale di Ken Wilber. Invece le discipline del movimento, la Comunicazione Non Violenta e il Solution Focus coinvolgono in modo più diretto la sfera della crescita personale e non toccano in modo evidente la dimensione spirituale. Quando questi approcci, metodi e tecniche sono integrate in modo adeguato e coerente contribuiscono all’armonia tra spiritualità e crescita personale.
Per sostenere una reale trasformazione, crescita personale e crescita spirituale sono inscindibili. Chiunque si impegni sinceramente in un percorso di conoscenza di sé e crescita personale volto alla trasformazione interiore a un certo punto si trova inevitabilmente ad avere a che fare con la dimensione spirituale. Se così non è, non si tratta di lavoro trasformante, bensì di un semplice cambiamento di abitudini che non toccano l’essere, che reiterano schemi limitanti semplicemente cambiandone la forma superficiale.
Se nel lavoro di crescita personale a un certo punto non appare l’anelito alla dimensione spirituale, coltiviamo un successo effimero che non nutre l’anima, che non potrà mai davvero soddisfarci. Questa circostanza è molto evidente oggi nella società occidentale neoliberista, in cui siamo imprenditori di noi stessi, in cui crediamo di essere padroni del nostro destino, in cui siamo convinti che volere è potere, in cui il merito e la bravura sono associatati ai risultati materiali, al prodotto, alla forma. La dissociazione dalla dimensione spirituale è evidente. Ci sono una fame e una sete enormi di contatto con la propria anima e con la dimensione spirituale che quando non sono riconosciute si sfogano nella spinta ossessiva al raggiungimento di obiettivi tangibili.
Se nel lavoro di crescita spirituale a un certo punto non ci si confronta con la necessità di un lavoro di crescita personale siamo intrappolati nel pensiero magico, nell’illusione di equilibrio e armonia interiori che saltano appena qualcuno ci ruba il parcheggio o ci supera in coda alla posta. Questa circostanza è molto evidente negli ambienti New Age contemporanei in cui la gara a chi brilla di più con frasi a effetto e la competizione per avere più follower sono selvaggi. Gli anni pandemici hanno prodotto un numero molto elevato di individui che si dichiarano e si propongono come maestri e insegnanti, spirituali, di risvegliati dell’ultima ora. Senza un impegno sincero nella conoscenza di sé nulla è trasformato veramente nella nostra vita, i nodi continueranno a tornare al pettine, non importa quanti mantra recitiamo.
In entrambi i casi, sia che trascurano la conoscenza di sé, sia che trascuriamo la dimensione spirituale, siamo intrappolati nella meccanicità di schemi interiori limitanti, schiavi del nostro ego. Siamo attaccati alle forme (pensieri, emozioni, sensazioni, oggetti, situazioni), evitiamo di essere messi profondamente in discussione, stiamo giocando, ci stiamo intrattenendo.
Nel lavoro che propongo il processo di trasformazione risveglia e coinvolge diverse intelligenze e diverse dimensioni dell’esperienza corporea, somatica, emotiva, cognitiva, sociale, spirituale. Mentre diventiamo più coscienti dei nostri meccanismi interiori limitanti, nutriamo gli aspetti sottili ed essenziali. Con l’Enneagramma perché la personalità e il carattere sono esplorati come meccanicità prodotte della perdita di esperienza diretta di aspetti della realtà essenziale per cui siamo particolarmente sensibili che possiamo ricontattare e cui possiamo riaprirci. Con la Somatica perché il corpo è esplorato attraverso una pratica cosciente di embodiment che evidenzia gli schemi automatici del nostro muoverci nel mondo e che lascia spazio a un’energia naturale e senza sforzo che armonizza i diversi livelli della nostra esperienza e che cambia la qualità della coscienza.
Per chi non è familiare con i termini Enneagramma e Somatica che ho utilizzato, mi sento di scrivere qualche riga.
L’Enneagramma è una mappa dell’esperienza umana a sostegno dell’evoluzione della coscienza umana e della consapevolezza attraverso la conoscenza di sé. Il corpo di conoscenza dell’Enneagramma è un incredibile concentrato e integrazione delle comprensioni filosofiche e matematiche di diverse epoche, culture e tradizioni. Ci aiuta a fare chiarezza nel nostro mondo interiore e a vedere gli altri per come sono veramente. A comprendere e discernere la nostra esperienza. A scoprire e onorare i nostri talenti e risorse naturali e prenderci la responsabilità delle nostre difficoltà con gli altri.
È una mappa formalmente rappresentata da un cerchio che include un triangolo equilatero intersecante una figura a sei lati. I punti che toccano il cerchio sono numerati da uno a nove in senso orario e sono collegati da linee e frecce in entrambe le figure interne.
L’Enneagramma è oggi principalmente usato per delineare nove tipi di personalità con distinti e specifici modelli mentali, emotivi e istintivi e la loro interrelazione. In realtà è molto di più. Rappresenta in modo molto preciso tre intelligenze – cognitiva, emotiva e viscerale – con distinti approcci al mondo e tre impulsi indirizzati alla sopravvivenza che governano le nostre decisioni e azioni. Descrive anche differenti aspetti dell’esperienza che tutti gli esseri umani hanno in comune.
È una mappa del cammino nel viaggio di ritorno a casa, del ricordo di sé.
L’Enneagramma offre numerosi livelli di interpretazione e due fra essi sono particolarmente evidenti. Uno orizzontale per comprendere il funzionamento della personalità e per sostenere la consapevolezza dei propri schemi cognitivi, emotivi e istintivi limitanti e delle risorse disponibili. Spiega in modo chiaro e dettagliato le vere motivazioni dei nostri comportamenti, svela le intenzioni, le convinzioni e i pregiudizi che in automatico guidano le nostre decisioni e fornisce indicazioni concrete circa le risorse che posso condurci fuori da tali limitazioni. Uno verticale chiarisce il cambiamento e l’evoluzione o involuzione all’interno della personalità, lo spettro di motivazioni, tratti e difese. Un terzo che li include entrambi mostra la connessione tra personalità ed essenza e il percorso spirituale.
Il primo a introdurre il simbolo in Occidente è stato l’armeno Georges Ivanovich Gurdjieff intorno al 1913 a Mosca usandolo per descrivere l’ordine cosmico dell’universo e le leggi naturali che regolano l’accadere di tutti i processi. Lo usava nel suo programma di Sviluppo Armonico dell’Uomo per fornire un’educazione equilibrata dei differenti lati della natura umana. Il lavoro che propongo – che sia coaunseling, coaching, Movimento Somatico, formazione, facilitazione, mentoring – è fortemente basato sul Lavoro proposta G.I .Gurdjieff.
La somatica è un terreno di ricerca che include diversi metodi di pedagogia e tecniche di analisi del movimento. I principi comuni sono la concezione olistica del soggetto in cui corpo, emozione e pensiero compongono un continuum inseparabile, un’ampia e sofisticata disponibilità di tecniche gestuali e manuali e una costruzione dell’esperienza soggettiva attraverso la pratica costante e approfondita dell’ascolto e della sensibilità, soprattutto propriocettiva e cinestetica.
Negli anni Sessanta il filosofo americano Thomas Hanna ha iniziato a utilizzare il termine somatico per definire il campo di studio del corpo attraverso la prospettiva dell’esperienza individuale. Ha iniziato a usare il termine soma per definire il corpo come soggetto che esperisce, in contrapposizione al corpo considerato come oggetto. Ogni individuo può essere in grado di percepire le proprie sensazioni corporee, di conoscersi nel corpo e fare esperienza di se stesso dal proprio interno.
Imparare a vivere il corpo da dentro accresce la consapevolezza e l’efficienza con cui ci si muove nel mondo, permette di rinnovare e potenziare il senso di presenza reale a se stessi in ogni momento della vita, di riconoscere i propri limiti e risorse e di far emergere capacità inattese ed essere immediatamente attivi nel cambiamento. Sostiene l’autostima, l’assertività e la capacità di gestire la tensione. Permette l’integrazione e l’armonizzazione dei diversi livelli della nostra esperienza: sensazione, percezione, emozioni, pensieri.
Il lavoro somatico permette di acquisire una più ampia consapevolezza del nostro corpo, del movimento, degli schemi psico-percettivi e relazionali, e di esplorare nuove alternative per sentire, pensare, muoverci e interagire con il mondo.
Gli approcci somatici che io utilizzo sono Body-Mind Centering®, Anatomia ed embriologia esperienziale, Bioenergetica, Expression primitive, Osho Dance Therapy, Danzaterapia, principi dell’Aikido. Tra questi, in particolare il Body-Mind Centering® – sviluppato negli anni Settanta da Bonnie Bainbridge Cohen – specificamente esplora la relazione tra corpo e mente attraverso il movimento. È uno studio esperienziale basato sull’embodiment e l’applicazione di principi di anatomia, fisiologia, psicologia e sulla conoscenza dello sviluppo del movimento dal concepimento al primo anno di vita. Esplora i sistemi corporei fisiologici e la loro espressione, gli schemi evolutivi del movimento, lo sviluppo dei sensi, dei riflessi primitivi, dell’equilibrio e della relazione con la gravità e lo spazio.Il Body-Mind Centering® afferma che ogni parte del corpo e ogni sistema fisiologico ha la propria qualità di movimento modellata in modo unico e, in alcuni casi, una gamma spaziale cui possiamo accedere consapevolmente. Utilizza il movimento, il tocco, la voce e le immagini e pone attenzione alla persona nella sua interezza e all’individualità.
Quali sono le sfide più comuni che devono affrontare i tuoi clienti e come li aiuti a superarle?
L’area della vita in cui emergono le difficoltà è sempre quella relazionale, a partire dalla relazione con se stessi. La relazione con il proprio corpo e la salute, con le emozioni dolorose, con le paure e la rabbia, con i soldi e gli oggetti, con il tempo, con gli amati, la famiglia, gli animali, gli amici, i colleghi, i collaboratori, i superiori al lavoro, la carriera, la società.
Nella relazione con se stessi le difficoltà sono spesso connesse al controllo costante di se stessi, alla una sovravalutazione o sottovalutazione di se stessi, delle proprie risorse interiori ed energia.
Nella relazione con l’ambiente e con gli altri le difficoltà sono spesso connesse al non ricevere le risposte desiderate, al voler cambiare gli altri, al rifiutare la realtà per quella che è e sfinirsi nel negarla o nel cercare forzatamente di cambiarla.
Una sfida generale è quella spostare la responsabilità della propria esperienza da un oggetto esterno – evento, situazione, persona – a se stessi. Questa è una sfida iniziale necessaria che solo alcuni accolgono e superano. È una comprensione che una volta acquisita è possibile allenare per poter sostenere lo spazio e l’equilibrio interiori di libertà di decisione e scelta.
Un’altra sfida ricorrente è quella di aprirsi a possibilità diverse da quelle conosciute e abituali. Siamo tutti terribilmente affezionati al modo abituale di pensare, alle opinioni, alle emozioni conosciute e alle abitudini. Cambiare abitudine è una sfida: facile a dirsi e difficile a farsi.
Un altra sfida è quella di superare la ricerca coatta di benessere. Ritengo che nella società contemporanea occidentale ci sia l’ossessione per il benessere. Il benessere è idealizzato, dimenticando che equilibrio interiore e serenità non sono significa stare sempre bene. In realtà a fare la differenza nella qualità della vita è il livello di coscienza, la consapevolezza di sé che permette di gestire con equilibrio interiore anche le situazioni più difficili.
Riguardo a questo un’altra sfida è accogliere ciò che emerge quando ascoltiamo noi stessi. Questo è uno dei momenti in cui una guida adeguata è fondamentale perché inizialmente possono non essere aspetti piacevoli, bensì possono emergere proprio esperienze che fino a quel momento abbiamo cercato di evitare. Prendersi il rischio di guardare in luoghi sconosciuti di se stessi fa paura, ma è una via obbligata per rinascere liberi. Avere affianco qualcuno che accompagna con esperienza, amore e metodo questo percorso è prezioso. Per superare questa sfida servono anche una ferma intenzione a farlo, determinazione, coraggio, tanta accettazione e amore.
Non esiste un modo univoco per trasformare le esperienze difficili, perché ogni situazione è unica. Comunque la direzione è quella di portare coscienza agli schemi interiori limitanti, intraprendere un viaggio di conoscenza di sé che permette di essere coscienti della propria responsabilità, con amore, accettazione, coraggio, curiosità, e al contempo orientarsi sempre verso la soluzione.
Ciò che propongo è una forma di ri-educazione del modo in cui trattiamo e gestiamo il nostro mondo interiore. Insieme impariamo a ri-educare il pensiero verso risorse e soluzioni invece di indulgere in lamentela, ansia e biasimo che ci tolgono energia. Insieme impariamo a rispondere invece di reagire. Guido verso un cambio di coscienza di cui non posso prevedere il contenuto, ma che sarà una coscienza più ampia. Sostengo il mettere in luce gli attaccamenti che intrappolano nella mancanza di scelta e causano dolore e aiuto a nutrire l’apertura di uno spazio interiore da cui la creatività, l’intuizione, le risorse dell’individuo possano emergere.
Praticamente lo faccio attraverso l’ascolto, le domande mirate, il riscontro, il passaggio di informazioni che possono ampliare la comprensione delle dinamiche affrontate, l’invito a porre attenzione all’esperienza interiore del corpo, proponendo movimenti specifici che risvegliano l’intelligenza delle nostre cellule. Aiuto a separare la persona dal problema: “Hai delle difficoltà” è diverso da dire “La situazione ti sta rendendo la vita difficile”. Ho totale fiducia nelle risorse dell’individuo che si rivolge a me e spesso chi chiede aiuto sta già facendo qualcosa per affrontare la situazione. Porto attenzione a ciò che l’altro vuole invece che a ciò che non vuole ed evito di offrire consigli o proposte che non sono totalmente sotto la sua influenza. Lascio tempo e spazio. Vado io verso il luogo interiore in cui si l’altro si trova, evitando di forzare l’altro a raggiungermi nel luogo in cui sono io o che credo sia buono per lui o lei.
Spesso le richieste di aiuto arrivano nei momenti di emergenza. In questi casi il lavoro necessario è risolvere la situazione, superare la difficoltà del momento. in genere questi interventi di coaching o counseling sono abbastanza rapidi. e per alcuni finisce lì. Diversamente il lavoro di trasformazione interiore richiede tempo, impegno e pratica e non accade nei momenti di emergenza, bensì quando si hanno le risorse di tempo ed energia per farlo e soprattutto c’è un intenzione chiara di dedicarsi a esso.
Puoi raccontarci una storia di successo trasformante tratta dalla tua attività?
Questa è una domanda difficile. Difficile sceglierne una. La parola “successo” è spesso una trappola. Quando la crescita personale e spirituale sono in armonia, il successo è sostituito dalla realizzazione del proprio essere. Il successo è ordinariamente interpretato come il raggiungimento di un obiettivo, mentre l’essere e la realizzazione sono in divenire. Non si è mai arrivati.
Comunque posso condividere la storia di una signora in crisi in tutti i fronti della propria vita, che mi ha chiesto aiuto perché era sfinita da un lavoro che non amava in un ambiente molto difficile, con un superiore da cui non si sentiva valorizzata e da una famiglia numerosa per cui sentiva una responsabilità enorme, da un marito perennemente contrariato e offensivo e da figli con cui non c’era comunicazione.
Ho inizialmente ritenuto necessario lasciare spazio alle sue parole e ai suoi sfoghi. Ho notato il modo in cui camminava e respirava, il modo in cui muoveva le mani e lo sguardo e le parole ricorrenti che utilizzava. Ho deciso di partire dal corpo, essendo la sua mente e il suo cuore troppo pieni per poter invitare a una riflessione. La pratica somatica ha permesso una riorganizzazione del sistema nervoso e la costruzione di un terreno su cui lavorare insieme anche emotivamente e cognitivamente. Attraverso il corpo abbiamo riorganizzato gli schemi somatici interiori connessi con i sani confini, con il senso di solidità e sostegno interiori che le hanno permesso di iniziare ad accettare la realtà, accettare se stessa e affermare se stessa.
Questo le ha offerto anche il coraggio di esplorare e ascoltare i suoi veri bisogni, di portare alla coscienza la sua responsabilità nelle dinamiche in cui si sentiva intrappolata. Ha compreso che l’amore non è quello che lei credeva, ha iniziato ad avere maggiore cura per se stessa, a dedicarsi più tempo senza sentirsi in colpa o egoista. Ha scoperto che in questo modo amava ancora di più la sua famiglia e il lavoro diventava meno pesante.
Un anno dopo è tornata e l’ho sostenuta nel cambio di lavoro. Aveva scoperto cosa le piace, abbiamo lavorato insieme finché ha aperto una sua attività
In che modo la guarigione energetica e la guida intuitiva supportano lo sviluppo personale?
Questa è un’altra bellissima domanda. Riguardo all’a guarigione energetica, ritengo che tutto sia questione di energia perché fondamentalmente siamo manifestazione di vibrazioni che diventano risonanze che diventano forme. Il termine guarigione può essere una trappola perché si basa su presupposto che ci sia qualcosa di malato e sbagliato in noi da guarire. Non credo sia così. Tutto è vibrazione e tutto ciò che viviamo influisce sul nostro stato vibratorio. Per me non è una questione di guarigione, bensì di nutrimento, armonizzazione ed riequilibrio. Quanto coscientemente ci nutriamo? Di cosa ci nutriamo? Quale è la qualità del cibo, dell’aria e delle impressioni che offriamo al nostro corpo e alla nostra anima? Quali aspetti di noi desideriamo nutrire?
Quando sostengo gli individui nella ri-educazione del modo in cui gestiscono la loro energia mentale, emotiva o fisica, anche in me accade un cambiamento. La risonanza è fondamentale. La qualità della relazione è fondamentale.
Anche se il lavoro on-line funziona alla grande, quello in presenza che permette anche un coinvolgimento diretto dei sensi, è decisamente più potente. La pelle è un veicolo importante perché deriva dall’ectoderma, precursore del tubo neurale che è diventato il nostro sistema nervoso. Nel contatto, contattiamo noi stessi e questa esperienza vissuta in maniera cosciente ha un impatto enorme nella trasformazione della nostra energia fisica, emotiva e mentale. Un contatto cosciente senza scopo può riequilibrare un sistema nervoso sovra-stimolato o dormiente, permette al sistema nervoso simpatico e parasimpatico di comunicare e armonizzarsi.
Riguardo alla guida intuitiva, per me l’intuizione è la manifestazione di un allineamento interiore, di una riunificazione di tutte le nostre parti. L’intuizione trova spazio per emergere quando siamo presenti, che tradotto significa quando siamo liberi dall’attaccamento a pensieri, emozioni, sensazioni, immaginazioni, memorie, associazioni, proiezioni. Siamo. Sono momenti di grazia non ordinari che possono essere coltivati.
L’intuizione sorge da uno spazio in cui la separazione tra “io” e “te” cade e quindi è possibile vedere con chiarezza la strada armonica, la via unificatrice. Anche se indica una direzione in cui l’azione o la non azione personale è coinvolta, questa guida non riguarda più me o l’altro, coinvolge tutti gli esseri. In questo spazio il lavoro di crescita personale e spirituale non è solo per se stessi, ma per tutte le creature. Quando accade propongo la mia intuizione all’altro per verificare che sia davvero una strada buona per lui o lei. La mia guida è la mia presenza. Solo l’altro sa cosa è bene per lui o lei. Qualsiasi risposta io riceva, comunque sono passati stimoli che permettono una maggiore conoscenza di sé e possibilmente anche l’intuizione dell’altro è stata risvegliata. Per me è importante sostenere l’altro all’incontro con la sua esperienza di guida interiore, che possa conoscere la strada per accedervi quando ne ha bisogno.
Quale semplice pratica possiamo seguire per coltivare un maggiore equilibrio nella vita?
Prima ho accennato il sistema nervoso. Viviamo in un’epoca di sovra-stimolazione in cui il nostro sistema nervoso simpatico è schizzato, isterico. Una semplice e potente pratica per ricordare al sistema nervoso la possibilità di equilibrio è appoggiare la schiena. Nella parte posteriore del nostro corpo attuale c’è la memoria del primissimo sostegno che abbiamo vissuto, quello in cui siamo stati accolti dalla parete interna del gambo materno. Indipendentemente dal rapporto con nostra madre che possiamo avere avuto in seguito, quel momento embriologico di sostegno è quello che possiamo evocare nella memoria cellulare appoggiando la schiena. Sentendo il sostegno. Lasciando i muscoli superficiali che in questo momento non ci servono perché siamo seduti o coricati.
La tensione muscolare e il respiro stentato sono i primi ostacoli al fluire dell’energia naturale. E’ una pratica semplice, si può fare in qualsiasi momento ce ne ricordiamo, quando siamo al lavoro o quando siamo sul divano o in auto. Il sistema nervoso registra e il corpo – intendendo con ciò anche mente ed emozioni – impara con la ripetizione. Con questa semplice pratica possiamo costruire e nutrire nuove più utili sinapsi e smettere di nutrire quelle inutili e dolorose. Nel tempo ci si accorge che il respiro cambia, le sensazioni sono più chiare, il senso di se stessi cambia, ed è possibile sentirsi centrati abbastanza velocemente.
Grazie MysticMag, arriverei ai lettori. Mi auguro che questa condivisione possa porte di buone ispirazione e sono disponibile per chi desidera il sostegno che posso offrire.
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