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Newsletter settembre 2015

Mutatis Mutandis “Cambiate le cose che bisogna siano cambiate”

Si usa quando si fanno analogie, confronti, paragoni, per indicare che al di là delle differenze accessorie, la sostanza delle cose resta la stessa.

Questo mi sembra essere l’insegnamento fondamentale nei secoli dei secoli, dall’Advaita Vedanta ai libri sacri, dalle rivelazioni sacre alla quantistica, dai filosofi antichi a quelli contemporanei.

È ciò che mi ritrovo a constatare nei momenti in cui rivedo il mio cammino da quando ho iniziato a farmi domande sulla realtà delle cose. Che cosa davvero è cambiato di me da quando a 15 anni ho acquistato e letto il primo libro di Castaneda cercando risposte e direzioni da chi credevo avesse le idee più chiare di me e delle persone che avevo attorno? Sembra sia cambiato tutto tranne la sostanza di cui sono fatta. Mentre il chi sono della mente, del cuore e delle viscere è in continua trasformazione, l'”io sono” è sempre lo stesso.

Il cambiamento a tutti i costi è una sorta di mantra per chi si sente impegnato a crescere e a migliorare. C’è ci crede di poter decidere di cambiare la propria vita in un fine settimana. Magari grazie a qualche risolutiva esperienza, teoria o relazione. Chi crede che cambiare la forma delle proprie abitudini ne modifichi essenzialmente il contenuto. Ma davvero possiamo cambiare? Davvero cambiamo? E se si, che cosa di noi cambia? È sempre vero che cambiare involucro trasforma la sostanza?

Più invecchio e più mi sembra che il cambiamento come è inteso nella maggior parte delle conversazioni sia solo una scatola vuota, un’illusione. Più sperimento questa vita più mi sembra che non si possa davvero cambiare nel senso in cui la nostra mente ordinaria, duale e consequenziale lo interpreta.

Credo invece che si continui inevitabilmente e involontariamente a cambiare per avere possibilità di scoprire e riconoscere che cosa di noi rimane oltre alle accessorie differenze che il tempo e lo spazio segnano; che nel cambiamento di forma si possa cercare di scoprire cosa non è vero circa chi crediamo di essere, scovare e identificare le nostre illusorie idee circa la realtà su noi stessi e la vita.

La sostanza delle cose, la sostanza che siamo, rimane la stessa, ed è quella che cerchiamo quando ci innamoriamo, quando abbiamo paura o vergogna o rabbia, quando reagiamo, quando vogliamo avere o difendere delle opinioni, quando andiamo verso o via da qualcosa e qualcuno. Possiamo leggere ciò che accade come un’opportunità per rivelarci l’essenza del “Io sono” oppure come un ostacolo all'”io credo di essere”. Possiamo ricordarci dell’acqua che cambiando stato e trasformandosi in ghiaccio, oppure in vapore, oppure in liquido, rimane acqua.

E da questa prospettiva il cambiamento è funzionale e non risolutivo, è qualcosa cui sappiamo possiamo solo arrenderci, perché forzarlo o resisterlo è inutile. La resa che può lasciare emergere l'”Io sono”. A proposito di cambiamento, quale esperienza più della relazione ci offre occasione di scoprire chi siamo e cosa non è vero circa noi stessi?

Maura Amelia Bonanno

È sbagliato pensare che l’amore sia frutto di una lunga conoscenza e di un tenace corteggiamento. L’amore è la sorgente dell’affinità spirituale e se tale affinità non nasce all’istante, non potrà svilupparsi nel corso degli anni e neanche delle generazioni.” – Khalil Gibran –