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Newsletter novembre 2017

Ho concluso ieri l’ultimo modulo della formazione Body-Mind Centering® come Educatore al movimento Somatico. Da domani le verifiche e sabato, se tutto va bene, il diploma. Sono molto felice di avere percorso questa formazione, è stato davvero un viaggio, uno studio esperienziale basato sulla incarnazione e applicazione delle caratteristiche anatomiche, fisiologiche e psicofisiche e dei principi dello sviluppo sfruttando il movimento, il tocco, la voce e la comprensione cognitiva. L’unicità che ho incontrato in questo approccio è la specificità con cui ciascuno dei sistemi corporei – organi, scheletro, fluidi, muscoli, sistema nervoso, sistema endocrino, legamenti e tessuto connettivo – e le basi fondamentali dello sviluppo embriologico, fetale e del movimento nel primo anno di vita possono essere personalmente sperimentati per comprendere la relazione corpo-mente e il movimento come espressione e linguaggio corporeo. E’ uno dei metodi che ho incontrato nella mia vita che mi ha fornito maggiori risorse al sostegno per affrontare il cambiamento.

Come molti di voi sanno, il mio interesse è da tanti anni rivolto al rapporto tra psiche, corpo e spirito. Entrare nel corpo e nell’esplorazione con il movimento, il tocco, il suono, le visualizzazioni porta nella profondità di se stessi. E in questo profondo processo sensoriale, le informazioni psicologiche sorgono naturalmente. In questa formazione ho scoperto come le diverse parti del corpo portano in diversi livelli di consapevolezza e di percezione. Per esempio, la cute e i muscoli sono i tessuti con cui si incontra il mondo, mentre esplorazioni più profonde negli organi interni, nelle ghiandole endocrine e nel sistema linfatico, portano a un livello mentale ed emotivo più interiore. Inoltre, sperimentare i modelli di movimento sviluppati in utero e nel primo anno di vita oltre che rivelare chiari modelli emotivi, mentali e fisici è una sorta di regressione che spesso porta ricordi pre-verbali che forniscono grande sostegno.

Quando facciamo esperienza delle nostre ossa per esempio, delle nostre articolazioni che stabiliscono relazioni e comunicazioni tra le varie parti, di come determinano la direzione e la qualità del nostro movimento, possiamo scoprire i nostri schemi mentali ed emotivi nelle relazioni e questa scoperta a sua volta si ripercuote nel nostro senso di noi stessi e nella chiarezza di direzione e di comunicazione. Sperimentare i propri organi da dentro invece aiuta a riconoscere la propria modalità espressiva e anche quella dell’altro, del diverso. Sappiamo che in una postura si riesce a vedere ciò che emotivamente c’è. Gli organi aiutano la relazione emotiva e l’empatia poiché ci informano circa il sano confine e circa la relazione rimanendo se stessi. Mi fanno sentire che non devo perdere me per stare con l’altro e non devo lasciare l’altro per stare con me. Le emozioni sono informazioni molto importanti e quando diamo loro un peso e un ritmo nel corpo non possiamo temere questa fonte di informazioni. Quando devo fare una scelta se uso solo la razionalità del sistema scheletrico o solo ciò che emotivamente sento negli organi, non funziona. E’ importante coinvolgerli entrambi come risorse.

L’approccio che propongo è in realtà un viaggio che porta a comprendere la propria mappa emotiva e mentale che noi chiamiamo Tipo e sottotipo dell’Enneagramma attraverso l’esperienza somatica, nella struttura e nei modelli di movimento interiore e manifesto e dello sviluppo, che fornisce risorse nell’intelligenza del corpo e di conseguenza sostiene l’intelligenza emotiva e cognitiva. L’atteggiamento di accoglienza e la curiosità guidano la ricerca in questo territorio.

Se per esempio sono un Tipo Due e a Livello di Sviluppo medio la mia attenzione è quasi totalmente fuori da me, posso avere l’esperienza emotiva e mentale di avere perso il mio centro e di avere perso me stessa. Posso prima sperimentare come questa caratteristica del mio Tipo si manifesta nei sensi, nei muscoli, nei fluidi, illuminare i luoghi in cui abita in me e poi cercare e ritrovare fisicamente l’esperienza del mio centro e dell’intimità con me stessa, quella che poi mi permette di avere l’intimità con l’altro che tanto desidero, nella memoria delle cellule e dell’esperienza embriologica e infantile, nel centro e nella periferia e nell’espansione e condensazione fisici. Posso riorganizzare a livello somatico modelli di sostegno interiore che mi permettono di andare verso l’altro portando me stessa con me, di allontanarmi senza spingere via l’altro e di rimanere connessa con ciò da cui mi allontano. Posso scoprire che se mi concentro sulla sconnessione non riconosco la connessione e che il sostegno e l’espressione sono alla base della vita. Questo accade come esperienza personale, senza giusto e sbagliato preconcetti, ma valorizzando ciò che ognuno ha già come risorsa.

Questo è l’approccio integrale che propongo in modo particolare negli incontri mensili che questo novembre si trasferiscono a Brescia, ma è alla base del modo in cui penso e vivo il lavoro introspettivo in generale, a partire da me stessa.

Maura Amelia Bonanno

Il corpo si muove col muoversi della mente. Le qualità di un certo movimento, qualunque esso sia, rivelano come la mente, proprio in quel dato momento, si esprime attraverso il corpo. Variazioni nella qualità del movimento indicano che la mente sta spostando l’attenzione da un punto all’altro del corpo. Di converso, se dirigiamo la mente, ovvero l’attenzione, su aree diverse del corpo, e iniziamo a muoverci proprio a partire da lì, la qualità del nostro movimento cambia. Ecco allora che scopriamo come il movimento può essere un mezzo per osservare attraverso il corpo, l’espressione della mente, nonché una via di accesso per modificare la relazione corpo-mente”. – Bonnie Bainbridge Cohen –