Uno dei contributi cruciali di Ken Wilber – pensatore visionario e ideatore di una teoria del tutto integrale che abbraccia le verità di tutte le grandi tradizioni spirituali, scientifiche e filosofiche del mondo – è ricordare che il processo evolutivo di qualsiasi manifestazione non è lineare, bensì attraversa stadi che includono e trascendono i precedenti. Utilizzando esclusivamente il pensiero ordinario crediamo che crescendo ci lasciamo alle spalle la precedente fase di crescita o sviluppo per passare a una nuova. Quando vogliamo cambiare qualcosa della nostra vita, siamo convinti di dover passare da una visione del mondo a un altra completamente diversa. Questa convinzione si basa su una visione meccanica della vita, su una visione della realtà basata sulla separazione, su un senso di sé costruito da confini rigidi o assenti, di mancanza di connessione tra le esperienze.
In realtà, quando cresciamo trascendiamo e includiamo ogni fase precedente, la portiamo con noi. La visione che è al centro della Teoria Integrale di Wilber consiste nel prendere ciò che è buono a ogni stadio e integrarlo per formare la nostra nuova prospettiva includendo e trascendendo ogni esperienza. Questo è vero per tutto, per lo sviluppo corporeo, per quello psicologico, per la carriera, per la coscienza. Per esempio potremmo pensare di lasciarci alle spalle tutto ciò che abbiamo fatto nella nostra precedente mansione lavorativa, ma in realtà lo stiamo trascendendo e includendo. Portiamo con noi tutto ciò che abbiamo fatto nella nostra precedente esperienza a qualsiasi livello, mentre sviluppiamo maggiori abilità. Questa qualità di crescita si manifesta con il senso interiore di maggiore libertà e di scelta riguardo a quando utilizzare ciò che avevamo compreso al livello precedente e quando utilizzare ciò che abbiamo compreso ora, che è il nuovo livello.
Trovo che l’Enneagramma sia generalmente utilizzato in modalità meccaniche e morte che escludono questa realtà delle cose e della vita. Fissando stereotipi riguardo alle caratteristiche dei tipi, escludendo la dinamica interna a ognuno di essi e tra essi o il contesto in cui si manifesta. Tra lo stadio di totale incoscienza dei propri schemi cognitivi emotivi e corporei e quello di buona conoscenza di sé e discreta libertà da essi, c’è una vastissima gamma di grigi interconnessi e intrecciati tra loro, in continuo movimento.
Inoltre, secondo la Teoria integrale di Ken Wilber, ci sono almeno 4 dimensioni o prospettive primarie attraverso cui si può sperimentare il mondo: soggettiva, inte-rsoggettiva, oggettiva, e inter-oggettiva.
L’approccio integrale applicato all’Enneagramma per esempio considera l’esperienza interiore di ogni tipo e punto sia dal punto di vista soggettivo interiore dell’’io’, le percezioni, i pensieri, le emozioni, gli stati d’animo e le sensazioni, sia dal punto di vista oggettivo del ‘esso/a’, il corpo toccabile nel tempo e nello spazio e le caratteristiche psicologiche osservabili. Considera l’esperienza collettiva di ogni tipo e punto sia dal punto di vista inter-soggettivo interiore del ‘noi’, i valori condivisi, i significati, il linguaggio, le relazioni, il sostrato culturale, sia dal punto di vista inter-oggettivo del ‘essi/e’, degli oggetti esterni collettivi e condivisi, i sistemi, le reti, l’ambiente naturale.
Tutto ciò che è meno di questo è ristretto, parziale e frammentario. Tutte queste prospettive distinte e interconnesse sono ugualmente essenziali e indispensabili per capire il nostro mondo. Il cervello con i suoi percorsi neurali e le strutture è reale quanto la mente con i suoi pensieri e percezioni. La mente e il cervello sono situati in contesti culturali e sistemici che influenzano sia l’esperienza interiore sia l’attività cerebrale in modi irriducibili, quindi la psicologia della mente e i condizionamenti culturali dell’individuo sono ugualmente importanti. Le abitudini, le consuetudini e le norme di una cultura e i prodotti che produce sono entrambi rilevanti.
La semplificazione riduce la realtà dei tipi solo alla mente o solo al cervello, oppure l’attenzione etnocentrica non considera il contesto culturale o vede solo l’effetto dei sistemi. Più siamo in grado di includere consapevolmente i diversi punti di vista nella nostra prospettiva, più integrali, equilibrate, sane, onnicomprensive, efficaci le nostre azioni saranno. E a cosa serve l’Enneagramma se non a questo?
Chi ha lavorato o lavora con me, ha a che fare con il mio reiterato invito a utilizzare i pronomi personali in modo adeguato. Questa semplice pratica sostiene tantissimo la presenza, la chiarezza, la connessione con noi stessi/e, l’ambiente e gli altri. È un esercizio impegnativo in un momento storico che spinge la dissociazione interiore, la sconnessione con l’esperienza e l’invadenza attraverso l’utilizzo automatico e sconsiderato del ‘tu’ che ha sostituito e annullato tutti gli altri pronomi.
In generale è abbastanza evidente che nella nostra società occidentale stiamo perdendo le capacità di analisi e sintesi, che siamo scaduti in un relativismo di basso livello. La nostra scienza si è distaccata dalla visione organica e dalla comprensione umana della vita.
Questo annullamento dei confini è doloroso perché paradossalmente costruisce muri. La mancanza di discriminazione e chiarezza, il non conoscere e non comprendere gli eventi interiori ed esteriori, favoriscono e anche scatenano le paure più profonde, quelle legate alla sopravvivenza. La reattività automatica all’ansia e inquietudine che ne derivano è quella di innalzare rigide barriere difensive.
L’esperienza somatica è una via diretta e immediata di comprensione di questi movimenti interiori e della loro trasformazione. Permette di prendere coscienza in modo diretto e immediato delle direzioni interiori, degli spostamenti di attenzione, delle dinamiche di relazione con se stessi e con gli altri. Offre la possibilità di ri-organizzare gli schemi sensoriali e percettivi che informano i pensieri, le emozioni e l’agire.
Nell’esperienza somatica sperimentiamo la prospettiva organica della vita, dalla frammentazione alla visione multiprospettica integrata. Comprendiamo come ogni cellula del corpo è individuata e distinta da chiari confini e al contempo è in relazione costante e dinamica con l’ambiente e nell’unità.
In questa ossessione contemporanea per il prefisso ‘neuro’ che ha preso valenza di scientifico, abbiamo dimenticato che le nostre cellule se la sono cavata benissimo e sapevano perfettamente come vivere, crescere e relazionarsi ben prima che avessimo anche solo il primo abbozzo di sistema nervoso.
Fisiologicamente i confini cellulari sono membrane semipermeabili e reattive, luoghi di incontro, comunicazione e trasformazione. Nell’esperienza somatica soggettiva i confini sono contenimento, differenziazione e contatto. Sono coscienza di ciò che è sé, di ciò che è altro e della qualità della relazione tra loro. Al confine, due mondi si incontrano e interagiscono in sottile e costante cambiamento e trasformazione reciproca. Al confine accade la transizione verso una nuova me che include e trascende la precedente me, e anche l’evoluzione di tutte le creature.
Il residenziale che ha luogo questo mese a Camogli è dedicato all’esperienza del confine. È un appuntamento cui tengo molto, che tocca in me corde profonde. Perché è il primo residenziale che propongo dal gennaio 2020 e perché tratta un tema importante nella mia crescita, che mi coinvolge personalmente fin dall’inizio del lavoro di conoscenza di me. Perché, considerando l’andazzo delle relazioni da Adamo ed Eva all’attuale situazione geopolitica, credo che la coscienza dei confini sia fondamentale per tutto il genere umano.
Maura Amelia Bonanno