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Newsletter gennaio 2018

Nella breve presentazione dei Livelli di Sviluppo del mese scorso ho accennato che per praticare la Chiamata al risveglio non basta solo pensarci, è necessario entrare nella presenza fisica e sviluppare la capacità di stare con ciò che si sperimenta, resistendo a ciò che Gurdjieff chiamava “salvavita”, un meccanismo che funziona come quello degli impianti elettrici delle nostre case e che “salta” quando ciò che sperimentiamo è troppo vero, intenso e minaccioso per la sopravvivenza delle nostre illusioni: interrompe la presenza e ci riporta al senso di sé conosciuto.

Un proverbio arabo recita: “Il destino ti aspetta sulla strada che hai scelto per evitarlo”. Quando davvero contattiamo l’amore, la gioia, la libertà, il valore, l’armonia, la fiducia, la chiarezza, la verità e la forza che tanto desideriamo ecco che inconsapevolmente rimbalziamo via da essi, scappiamo dalla realtà di ciò che accade e torniamo al nostro centro di gravità abituale, alla normalità degli automatismi incosapevoli, alla rassicurante prigione delle soggettive e distorte interpretazioni e reazioni. Troppo amore, troppa libertà, troppa verità sono altamente minacciose per i modelli di credenze e le abitudini emotive in cui illusoriamente ci identifichiamo.

Che cosa accade? Che cosa è più importante del rimanere presenti? Perché è così minaccioso guardare davvero un’altra persona negli occhi a lungo? Perché invece di ascoltare nuovi concetti o imparare qualcosa di nuovo su di me e sulla vita che potrebbe portarmi soddisfazione preferisco cercare nella mia testa corrispondenza con qualcosa che già conosco o che ho già capito? Perché invece di amare e ricevere amore preferisco interrompere l’esperienza e portare avanti le attività come di consueto?

Il salvavita è fondamentalmente basato sulla paura: ”Quest’idea non funziona nel mondo reale”, “A mia moglie non piacerà”, “Meglio continuare a fare come abbiamo sempre fatto”, “Non posso cambiare lavoro perché non ne troverei un altro”, “Meglio far finta di nulla e tutto si aggiusterà da sé”. Preferiamo semplicemente sopravvivere svendendoci in continuazione per poi chiederci perché ci sentiamo vuoti o delusi. Non vogliamo rimanere presenti e sentire l’intensità della vita, quella in cui la somma gioia cammina a braccetto con la paura più profonda.
Livelli di Sviluppo più alti non vuol sempre dire sentirsi meglio e neppure necessariamente avere un umore migliore perché potremmo essere di ottimo umore dopo avere ucciso cinque persone. La gioia, la libertà, la chiarezza, la verità, la forza, la fiducia, il valore, l’armonia possono essere vissuti come un conflitto con gli schemi abituali mentali ed emotivi e quindi portare tensione oppure possono condurre ad attriti con altri che si trovano a un Livello diverso dal nostro e quindi non sono in grado di porsi nella stessa prospettiva.

La prima cosa è imparare a riconoscere il salvavita in noi stessi e poi sfidarlo. La crescita sta nel sentire il conflitto e imparare a rimanere in contatto con l’alta tensione un po’ di più, superare il limite imposto dal solito dialogo interiore e dalla solita conseguente reattività ed evitare di far saltare il salvavita. E’ un po’ come quando ci alleniamo in palestra, in piscina o nella corsa: è quell’ultima ripetizione quando sembra che si stia per cedere sotto il peso è quella importante, quegli ultimi 100 metri in cui il fiato sembra finito, quel muscolo che brucia. Quando non riesco a sopportare un altro istante di presenza, posso provare a resistere e scoprire cosa succede.

Se vogliamo migliorare la qualità della nostra vita, a un certo punto è necessaria l’intenzione di rischiare di fare spazio a più fiducia nella presenza rispetto agli assunti su cui solitamente ci appoggiamo che suonano dentro come dischi inceppati sempre nello stesso punto. Forse possiamo scoprire che non esistiamo come pensavamo di esistere e magari che siamo e possiamo molto più di quello che crediamo che possiamo rispondere al mondo con una molto più ampia tavolozza di colori, con più stabilità interiore e migliore gestione delle cose. Questo richiede coraggio e responsabilità, meno complicazioni, più semplicità e non necessariamente più facilità.

Vediamo qualche esempio di come si manifesta interiormente il salvavita che sta per saltare per i nove Tipi. Se sono un Tipo Uno il disco si inceppa nel voler aggiustare ciò che ritengo sbagliato e voler sentire che sto facendo la cosa giusta, se sono un Tipo Due il salvavita sta per saltare quando cerco di essere amorevole e amato e credo di dover andare verso gli altri per ottenerlo aiutandoli e se sono un Tipo Tre inizio a paragonarmi agli altri, a competere e sforzarmi per avere attenzione e successi e sentire che valgo. Se sono un Tipo Quattro voglio sentire che sono vero con me stesso e il salavavita sta per saltare quando lascio spazio all’immaginazione di chi potrei essere, se sono un Tipo Cinque il disco si inceppa nel cercare di comprendere tutto e nel voler sentire di avere padronanza di qualcosa pensandoci e ripensandoci e se sono un Tipo Sei inizio a cercare fonti di sicurezza fuori da me e a fare ciò che credo ci si aspetti da me. Se sono un Tipo Sette il salavavita sta per saltare quando immagino che potrebbe esserci qualcosa di meglio altrove e cerco di ottenere ciò di cui mi immagino avere bisogno, se sono un Tipo Otto il disco si inceppa nel sentire di dover avere maggiori risorse e controllo e nell’essere forte imponendo la mia posizione e se sono un Tipo Nove inizio a cercare di evitare conflitti, aessere apparentemente accomodante e a fare in modo che le persone attorno stiano bene dimenticamdomi di me.

Tutti questi segnali sono riconoscibili nel dialogo interno, nelle emozioni e nell’esperienza corporea. Per qualsiasi Tipo la risorsa maggiore è nel corpo perché è ciò che di più stabile abbiamo ed è l’unica variabile che può essere solo nella realtà, nel famoso “qui e ora”. Se non li conosciamo l’unica opzione che abbiamo è di alimentarli e rimanere nella prigione dei nostri schemi interiori, se li conosciamo abbiamo la scelta di fermarci e lasciare spazio ad altro, a infinite imprevedibili possibilità, cosa non facile, ma possibile.

L’augurio per il nuovo anno che faccio a ognuna e ognuno è quello di essere coraggiosi e rischiare, fare amicizia con tutto ciò che siamo, resistere al salvavita, smettere di scappare da noi stessi e arrenderci all’intensità della vita e all’amore, la gioia, la libertà, il valore, l’armonia, la fiducia, la chiarezza, la verità e la forza che sono sempre presenti.

Maura Amelia Bonanno