L’insegnamento di Gurdjieff non è solo una bella teoria che soddisfa la nostra curiosità intellettuale. È vero che spesso ci si avvicina a esso con questa attitudine. Ma il fatto stesso che lui chiami le sue proposte “Lavoro” indica che principalmente si tratta di pratica, che senza pratica siamo in una perdita di tempo. Se l’insegnamento non è tradotto in lavoro su di sé, se alla teoria non si accompagna la pratica, è un passatempo.
Soprattutto nel mondo delle pratiche olistiche, della crescita personale e dell’esoterismo, c’è una grande fame di accumulo di informazioni, di concetti e informazioni. Qualcuno passa dalla curiosità all’interesse sincero e serio, qualcuno no. Molti affermano di essere interessati, ma pochissimi lo sono davvero e ancora molti meno perseverano. Principalmente perché il Lavoro richiede sforzo. Richiede che i concetti diventino carne.
Per proseguire oltre alla curiosità è necessario sentire il bisogno di conoscere se stessi davvero. Conoscere se stessi è fare contatto con la macchina, con gli schemi reattivi automatici con cui siamo identificati.
In tutti i testi riguardanti il lavoro di Gurdjieff è sottolineata l’importanza di essere innanzi tutto coscienti di essere abitati dalla meccanicità, che normalmente chiamiamo io.
Prima ancora della teoria e della pratica è necessario essere coscienti dello stato di schiavitù in cui viviamo, del non essere padroni della nostra vita.
Siamo dominati dall’attaccamento alle opinioni, alle immaginazioni, alle percezioni che ci allontanano dalla realtà, dall’abitare il presente.
Siamo convinti di essere liberi di decidere, liberi di scegliere. Ma nessuna macchina è libera.
Tutto il mondo contemporaneo neoliberista esalta proprio questo aspetto meccanico, l’essere imprenditori della propria vita, la realizzazione dei propri desideri. Ma non siamo in armonia con la realtà, bensì siamo dominati dal nostro piccolo ego, e i desideri sono uno degli ostacoli più grandi alla realizzazione. Preferiamo rimanere in questa illusione perché conoscere la propria schiavitù e meccanicità inizialmente produce dolore e non vogliamo soffrire. Ma tale coscienza è anche l’inizio della liberazione, cosa che la macchina fa di tutto per evitare.
Il Lavoro di conoscenza e di pulizia della macchina permette che si crei uno spazio per ricevere una Forza. Crea l’apertura a un’energia, a una dimensione che non è propria, che non è personale, bensì che origina da oltre l’individualità. Una Forza di cui posso disporre, con cui posso fluire, oppure cui chiudermi.
Sappiamo che i tipi dell’Enneagramma descrivono i modi in cui affermando se stessi si nega questa Forza, ci si allontana da essa. I modi in cui ci relazioniamo in modo infantile e reattivo con la realtà, in cui il desiderio crea paura, in cui la bramosia uccide l’essere.
La meccanicità è dimenticanza di sé. Un Lavoro con l’Enneagramma e un lavoro di coscienza corporea che funzionano, permettono di manifestare piccoli momenti di non meccanicità, di ricordo di sé. Non si tratta di avere esperienze forti, emotive, bensì di avere conoscenza incarnata della Forza. È un processo di eliminazione della collezione di identificazioni con le emozioni, con i pensieri, con gli oggetti, con i rapporti, che ci governano. E quando anche solo uno di noi si apre alla Forza, la sua vibrazione unificante influisce su tutta la creazione.
Il Lavoro produce silenzio. L’anima è silenzio e grazie a questo silenzio è in contatto con l’Assoluto. L’assoluto, Dio, è superiore all’essere. E la libertà è precedente all’essere, a chi sperimenta.
“Questa è la prima cosa che bisogna capire: tutto accade. L’illusione suprema dell’uomo è la sua convinzione di poter fare. Tutto ciò che sopravviene nella vita di un uomo, tutto ciò che si fa attraverso di lui, tutto ciò che viene da lui, semplicemente accade. L’uomo è una macchina. Tutto quello che fa, tutte le sue azioni, le sue parole, pensieri, sentimenti, convinzioni, opinioni, abitudini, sono i risultati di influenze espettori, di impressioni esteriori. Di per sé un uomo non può produrre un solo pensiero, una sola azione. Tutto quello che dice, fa, pensa, sente, accade.
È precisamente nelle manifestazioni incoscienti e involontarie che sta tutto il male. Le macchine sono obbligatoriamente cieche e incoscienti, non possono essere altrimenti. L’attività incosciente di milioni di macchine deve necessariamente concludersi in sterminio rovina. Non esiste la possibilità di un’evoluzione meccanica. L’evoluzione dell’uomo è l’evoluzione della sua coscienza. E la coscienza non può evolvere inconsciamente.”
G. I. Gurdjieff –
Augurandomi di incontrarci per un tragitto di strada insieme, che sia un buon ingresso nella primavera.
Maura Amelia Bonanno